Un alveare vuoto
Abbandonato
E roventi celle
Vacanti, chiuse
Senza vita
Senza abitanti
Spettrali viandanti
Vagano invano
Negli assolati meandri
Di un deserto urbano
E una serranda alzata diventa oasi
E il crepitio di un nasone tempesta
Che scalfisce il cuore
Le ossa
Eppure la vita si offre e
Si dona, mai doma
Anche in questa Roma
Spoglia
Come una battona
E ti cerca, ti chiama
Ti ammicca
Come una puttana
Ma tu, dal fondo d’un soffocante fosso
Rispondi: “Mi spiace,
Non posso”
E intanto il caldo, lento, t’uccide
Mangiati dalla noia
e immersi nella luce
Come in una salamoia
Che spella il volto
Non v’è un’ombra
Non v’è un posto
Dove non riposi la fatica
Di questo vivere inane
Questo deserto può esser nostro
Per un’ora
O forse un mese
Almeno finché sarà agosto