Dal 30 agosto al 9 settembre 2017 il Lido di Venezia ha ospitato, come da tradizione, la 74esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Il festival è composto dalla selezione ufficiale, suddivisa in “Concorso”, “Fuori Concorso” e “Orizzonti”, e dalle sezioni parallele “Settimana della critica” e “Giornate degli autori”, insieme ai “classici restaurati”, le “proiezioni speciali” e il “Biennale college”. Di seguito i commenti dei film che ho visto alla Mostra.
Premessa: per alcuni titoli mi avvarrò della parola “caruccio” secondo la definizione data da Zerocalcare: “Caruccio vordì che te lo scarichi e te lo guardi a casa invece de buttà 7 euri”, buona lettura.
FUORI CONCORSO
BRAWL IN CELL BLOCK 99, di S. Craig Zahler
Ennesima riprova della varietà del festival. Il secondo film di Zahler si candida come film più violento della Mostra, tanto che all’uscita buona parte del “pubblico da festival” si metteva le mani nei capelli e farneticava frasi del tipo “un film del genere al festival di Venezia, ma cos’è?”, con forte accento veneto/milanese. La particolarità di “Brawl in cell block 99” sta nelle scene di “botte” e spargimento di sangue, girate in piano sequenza, senza stacchi di montaggio. Un preziosismo tecnico che vale il prezzo del biglietto.
BIENNALE COLLEGE
STRANGE COLOURS, Alena Lodkina
Caruccio all’ennesima potenza.
GIORNATE DEGLI AUTORI
GA’ AGUA, di Savi Gabizon
Film d’apertura delle “Giornate degli autori”, “Ga’Agua” è un film particolare sulla perdita di un figlio e sulla follia. Alcune scene molto interessanti, per il resto sfiora il caruccio.
VOLUBILIS, Faouzi Bensaidi
Ottimo film sulla violenza e sulla differenza di classe in Marocco. Girato molto bene e con delle scene particolarmente ispirate. Il ritmo forse non è dei più movimentati, tanto che alla fine della proiezione mi sono trovato ad applaudire da solo.
SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA
ADAVEDE, di Alain Parroni e THE GULF, di Emre Yeksan
Il primo è un cortometraggio facente parte di un bel progetto chiamato “Short Italian Cinema”, il secondo è l’esordio alla regia del turco Yeksan. Di due ore totali di proiezione mi ricordo soltanto un po’ di musica assordante e il mio orologio a intervalli 15 minuti. IMPREVISTI: saltare il caruccio e andare a “flebo” senza passare dal Via.
PROIEZIONI SPECIALI
L’ORDINE DELLE COSE, di Andrea Segre
Andrea Segre, grande regista che proviene dal documentario, dirige un film importante per come descrive la nostra realtà. Ennesimo (e meno male) film d’impegno civile di questo festival, in particolar modo nei confronti della questione dei migranti, ma senza inutili forzature. “Quella di Corrado (il protagonista, alto funzionario del Ministero degli Interni italiano specializzato in missioni internazionali contro l’immigrazione clandestina) è la condizione di molti di noi in quest’epoca che sembra aver metabolizzato l’ingiustizia. La tensione tra Europa e immigrazione sta mettendo in discussione l’identità stessa dell’Europa. Corrado e la sua storia raccontano questa crisi d’identità.” Dichiara Segre.
VENEZIA 74 – ORIZZONTI
NICO, 1988, di Susanna Nicchiarelli
Film d’apertura della sezione Orizzonti, “Nico, 1988” testimonia la lenta, ma poderosa, resurrezione del cinema italiano, che passa anche attraverso questa Mostra. La narrazione circolare, che parte da Berlino bombardata per finire nel “suono della sconfitta”, come lo definisce Trine Dyrholm, la magnifica attrice che interpreta Nico, dona al film un tono disperato ma incredibilmente umano. “La musica di Nico è stata di gran lunga una delle produzioni più interessanti del periodo, e il contrasto tra le sue canzoni e le situazioni assurde di un tour male organizzato mi ha dato la possibilità di mostrare come la storia di Nico, come quella di tutti noi, fosse costantemente sospesa tra il dramma e la farsa.” Il premio al miglior film nella sezione Orizzonti è più che meritato.
UNDIR TRÉNU, di Hafstein Gunnar Sigurdsson
“Dopotutto cos’è la guerra, se non una disputa tra vicini, ma su scala molto più grande?” Afferma il regista. E in effetti “Undir Trénu” è un film strano, che parte dall’estetica tipica del cinema nordico, per terminare poi in un delirio. Gli attori si sono dichiarati curiosi di come il pubblico islandese accoglierà il film, dal momento che tutti sono famosi attori comici. Morale della favola: fidarsi è bene, non fidarsi del proprio vicino potrebbe essere un problema.
ESPÈCES MENACÉES, di Gilles Bourdos
Inizio folgorante. Fotografia sparata sul rosso acceso, tensione, dialoghi perfetti, musica azzeccata. Da qui in poi è caruccio.
BEDOUNE TARIKH, BEDOUNE EMZA, di Vahid Jalivland
Il titolo significa “Senza data, senza firma” ed è uno dei migliori film a Venezia 74. L’assegnazione del premio per la miglior regia e per il miglior attore significa due conferme: la capacità della sezione Orizzonti di intercettare le nuove tendenze espressive e narrative del cinema mondiale e la definitiva consacrazione del cinema iraniano come uno dei più vitali e interessanti. Jalivland, al suo secondo film, si candida come degno erede di Farhadi, per la sua incredibile capacità di raccontare il comportamento umano senza pregiudizi o idealizzazioni, ma con grandissima sincerità e umiltà. “Ci siamo fatti una certa idea dei vigliacchi, ma essi sono esattamente come noi. Forse riproduciamo persino il loro comportamento. Un comportamento crudele che giustifichiamo in nome della saggezza”.
WEST OF SUNSHINE, di Jason Raftopoulos e LA VITA IN COMUNE, di Edoardo Winspeare
Il regista di “West of Sunshine” paragona il suo stile ai maestri del neorealismo italiano (?) e “La vita in comune” strappa due sorrisi e niente più. Carucci.
LOS VERSOS DEL OLVIDO, di Alireza Khatami
Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura. Meritato, non fosse che dopo una settimana ancora sto cercando di capire di cosa parlasse il film. Un esordio molto promettente comunque.
HA’ EDUT, di Amichai Greenberg
Esordio alla regia per l’israeliano Greenberg, che utilizza una vicenda giudiziaria circa l’eventuale edificazione di un complesso immobiliare a Lensdorf, in Austria, luogo di un brutale massacro di ebrei da parte dei nazisti. Il film si pone domande filosofiche sul ruolo della memoria e l’importanza della ricerca della verità. Pur con qualche forzatura di troppo è un’opera decisamente apprezzabile.
GATTA CENERENTOLA, di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone
Nel 2013 con “L’arte della felicità” di Alessandro Rak si gridava al miracolo. 4 anni dopo il miracolo si ripete. Il cinema italiano si arricchisce anche di un altro capolavoro di animazione, ispirato alla favola di cenerentola, l’opera di Basile e la tradizione partenopea. Ormai è impossibile negarlo, la nostra cinematografia sta esplodendo, è ora che produttori e distributori se ne rendano conto e contribuiscano a portare film del genere in tutte le sale, non solo in 85.
ORIZZONTI – CONCORSO CORTI
“Gros Chagrin” della francese Céline Devaux ha vinto, meritatamente, il premio per il miglior corto. Tra i 12 in concorso si segnalano come degni di nota “Mon Amour, Mon Ami” di Adriano Valerio, “Awasarn Soud Man” di Sorayos Prapapan e i due cortometraggi fuori concorso “Futro Prossimo” e “8th continent”. Gli altri oscillano tra il caruccio e il “ho bisogno di una flebo”.
Da Venezia 74 è tutto.